Il cambio di direzione è lampante sin dalle prime battute di FIFA 10. Già il look dei menu, molto più colorato e casual-friendly, lascia presagire una netta presa di posizione in favore della semplicità, cosa che si concretizza non appena si indaga un po' più a fondo. Come detto, non esiste più una suddivisione fra una parte "seria" ed una più arcade, ma l'intero prodotto si basa su meccaniche molto più vicine a titoli come Mario Strikers che ai precedenti lavori di EA sul franchise. Lo si capisce anche dalla riduzione all'essenziale delle modalità di gioco: è possibile affrontare una partita d'esibizione in singolo o multiplayer, cimentarsi in un torneo o nella cosiddetta Sfida per la Gloria (una sorta di modalità allenatore epurata di gran parte dei suoi aspetti più tecnici) e infine fare pratica in allenamento. Niente più minigiochi, extra sbloccabili o calcio a 5 con i Mii, né tanto meno grosse concessioni date agli elementi manageriali quali la gestione delle formazioni, praticamente presenti solo come formalità. Insomma, EA ha applicato alla lettera il concetto di un prodotto pick-and-play, anche se qualche sforzo in più sotto il profilo dell'offerta ludica non avrebbe certo guastato.
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